Legambiente, stop al cemento

Al 2012 il consumo di suolo nel Lazio era pari all'8,8% corrispondenti a 1.517 chilometri quadrati; una percentuale destinata a crescere che colloca la regione al quarto posto in Italia per la cementificazione del territorio. L'area in questione, di 870.081 metri quadri, è delimitata dal medio corso del Fosso della Falcognana, del Fosso dei Radicelli, e del Fosso della Solforata e dai tre ampi altopiani ondulati tra essi interclusi determinando"quel caratteristico paesaggio della Campagna Romana caratterizzato dal distendersi di amplissime estensioni ondulate, punteggiate da radi insediamenti rurali e scenograficamente dominate dal profilo dei Colli Albani". Le parole sono del Decreto di Vincolo del Mibac/Direzione Regionale per i Beni Architettonici e Paesaggistici del Lazio/Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per il Comune di Roma, con le quali veniva motivato nel 2004 la Dichiarazione di area di notevole interesse pubblico. La dichiarazione sembra ora caduta nel dimenticatoio e sono previsti ben 922.012 metri cubi di cemento, per una totale di nuovi insediati pari a 7.683."Un'area quindi di interesse pubblico e paesaggistico che ora, secondo il Piano Regolatore, potrebbe essere invasa da quasi 8.000 nuove abitanti ed un milione di metri cubi di costruzioni in una regione già soffocata dal cemento e ad alto rischio idrogeologico. - ha dichiarato Roberto Scacchi Direttore di Legambiente Lazio- Una zona, quella di Paglian Casale, lontana, enorme, assurda, in pieno agro romano e che avrebbe, come unica via di comunicazione un'Ardeatina inadeguata a sopportare un carico di traffico superiore all'attuale. Il sindaco Marino ha proprio oggi dichiarato di non volere altro cemento nell'agro romano, che quindi fermi anche questo consumo di suolo a danno del verde storico della campagna laziale. "Per porre un freno a questo scellerato consumo di suolo è importante rivalorizzare il patrimonio immobiliare sfitto della regione che nella sola capitale ammonta a 245.000 abitazioni e aumentare l'irrisoria tassazione sull'estrazione degli inerti che fa risultarepiù economica la costruzione di nuovi edifici piuttosto che il riutilizzo o la messa a norma del già esistente.