Mare inquinato, dopo la denuncia degli ambientalisti, tutto resta come prima...

“I comuni, che sono le istituzioni competenti per la depurazione ed ai quali sono state inviate le segnalazioni, non possono più rimandare gli interventi – spiega la Consigliera – devono agire prima che arrivi la stagione estiva, quando poi, per paura di perdere i turisti, definiscono questi dati come inutili allarmismi. E cosa ancora più grave, come denuncia Legambiente, in alcuni casi non posizionano i cartelli di divieto di balneabilità, come previsto per legge, omettendo quindi l'informazione dell'inquinamento ai cittadini. In alcuni di questi punti ci sono anche delle indagini della procura in corso.
E invece le cose da fare sono note a tutti, a partire dall'adeguamento dei depuratori, fino al contrasto degli scarichi illegali e degli abusi edilizi che, ad esempio, in alcuni comuni in causa come Ardea e Pomezia sono una parte importante di questo problema. Inoltre, si potrebbero mettere in campo strumenti di partecipazione e condivisione dei problemi e delle soluzioni come i Contratti di Foce e di Fiume”.
“In tutto questo – prosegue Avenali – è strategico il ruolo di Arpa Lazio di vigilanza e campionamento che determina la balneabilità delle acque, e per questo credo sia molto utile lo stanziamento di fondi in suo favore stanziato nel collegato per l'acquisto di nuova strumentazione. Infine – conclude Cristiana Avenali – abbiamo a disposizione il Piano di tutela delle acque regionale (Ptar), aggiornato dalla Regione Lazio nel gennaio scorso, che è il piano di sistema che fa il quadro della situazione e indica gli interventi da prendere. Il nostro mare, bello e ricco di biodiversità, è una risorsa ambientale ed economica che non ci possiamo permettere di trattare in questo modo.”