Roma, arrestato rapinatore ucraino, derubava solo donne connazionali
Gli agenti sono risaliti al malvivente in quanto le rapine avevano tutte le stesse modalità esecutiva in quanto aveva un tatuaggio sul collo facilmente riconoscibile che si faceva aprire ed una volta all'interno dell'abitazione della connazionale entravano in azione gli altri due
(AGR) Nei giorni scorsi, personale della Polizia di Stato della Squadra Mobile di Roma, unitamente ai poliziotti del Commissariato Esquilino, a seguito di approfondite indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno dato esecuzione ad una Ordinanza di applicazione della misura cautelare della custodia in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma nei confronti di un uomodi origine Ucraina gravemente indiziato di aver perpetrato tre rapine ai danni di donne, di origine ucraina, nel quartiere Esquilino, Borgo e Prati, tra i mesi di Luglio e Agosto 2023.
Nello specifico, la prolungata e duratura attività investigativa della Squadra Mobile e del Commissariato Esquilino, coordinata dalla Procura capitolina, ha preso avvio dal monitoraggio di diverse rapine aggravate perché commesse tutte ai danni di donne di nazionalità ucraina, che presentavano caratteristiche comuni, sia per le modalità esecutive, sia per la descrizione fisica dell'autore dei reati. Nell’occasione si era evidenziata una modalità seriale d’azione, ripetuta in tutti gli eventi analizzati, caratterizzata dalla presenza dell' autore, in particolare, descritto come alto e con un tatuaggio al collo che, una volta giunto sui luoghi degli eventi, bussava alla porta facendosi aprire dalle vittime per poi afferrarle dal collo, minacciarle e immobilizzarle, mentre i suoi complici, che subentravano in un secondo momento, provvedevano a rovistare all’interno dell’appartamento e ad asportare esorbitanti somme di denaro, gioielli e borse di valore.
complici, mettendosi in contatto con la vittima mediante un sito d’incontri, per poi darsi appuntamento nel b&b della stessa e presentarsi come “dottor Giovanni”. Anche in quella circostanza, l’uomo aveva agito con violenza, bloccando la vittima dal collo, minacciandola e, dopo essersi appropriato di una consistente somma di denaro, custodita all’interno di un cassetto, si era dato alla fuga.
L’attività d’indagine è consistita nell’analisi dei tabulati di traffico telefonico utilizzato dal “dottor Giovanni” per mettersi in contatto con la vittima, nel prelievo e nei successivi esami biologici dei reperti all’interno dell’appartamento di una delle donne, nell’acquisizione delle testimonianze delle tre donne in sede di denuncia-querela e, infine, nelle individuazioni fotografiche eseguite dalle stesse.
Nello specifico, dai primi accertamenti svolti, soprattutto dalla localizzazione satellitare dei telefoni degli indagati, sono emersi elementi che hanno confermato senza ombra di dubbio la presenza dei presunti autori delle rapine sullo scenario dei delitti. Attraverso tale attività tecnica si è appurato che, in occasione di tutte le rapine in analisi, due dei tre uomini erano soliti preliminarmente incontrarsi in zona Vitinia, nei pressi delle loro abitazioni; insieme, poi, si spostavano verso l’abitazione del terzo indagato in zona Prenestina, per poi dirigersi, tutti insieme, verso gli obiettivi al fine di perpetrare le rapine.
Ad ogni modo gli indagati sono da ritenere presunti innocenti, in considerazione dell'attuale fase del procedimento, ovvero quella delle indagini preliminari, fino a un definitivo accertamento di colpevolezza con sentenza irrevocabile.