Da Como il successo di “Cucinare al fresco”:nelle carceri italiane un progetto che dà speranza
“Cucinare al fresco”:nelle carceri italiane un progetto che dà speranza
(AGR) Milano, 4 febbraio 2020 - Dal “Mandato di cottura” di Como, al “Diario dei sapori” di Bollate, per approdare a Varese con “Assapori(amo) la libertà”, fino alle “Mani in pasta” di Opera. Sono i quattro laboratori che condividono un unico e solo progetto: “Cucinare al fresco”, ovvero una raccolta di ricette realizzate rigorosamente dietro alle sbarre. Autori dell'iniziativa quattro gruppi di reclusi che si sono messi in gioco per realizzare una pubblicazione dedicata al food. Una sperimentazione avviata due anni fa all'interno del Carcere del Bassone di Como, entrata poi nelle carceri di Bollate, Varese e Opera e che nelle ultime settimane ha coinvolto tutti gli istituti penitenziari italiani.
È stato infatti firmato a inizio anno tra il Provveditorato Regionale della Lombardia, il Direttore del Carcere di Como e l'ideatrice del progetto Arianna Augustoni, un protocollo per sviluppare l'iniziativa nel maggior numero di istituti del nostro Paese. La redazione del magazine rimarrà a Como, ma attraverso il passaparola, da tutte le carceri italiane sarà possibile inviare alla redazione comasca il proprio contributo.
“Cucinare al fresco –ha sottolineato il Presidente Fermi- è anche un incoraggiamento a non perdere mai le speranze, un invito a guardare oltre e a pensare di poter contribuire, con piccoli gesti, ad azioni che invogliano sempre e continuamente a fare qualcosa di buono: proprio come quando in cucina mettiamo mano ai fornelli, dando spazio alla creatività e all’immaginazione e confidando che altri possano così apprezzare quanto abbiamo saputo realizzare. E i piatti e le pietanze contenute in queste pagine, pur cucinate in spazi ristretti e con fornelletti da campeggio, non hanno certo nulla da invidiare a quelli proposti da MasterChef o da Cracco”.
Dagli ingredienti del carrello, a quelli della spesa, passando da quanto entra in carcere dall'esterno, il ricettario e il magazine sono un percorso di vita e di speranza. La realizzazione del progetto è stata possibile grazie al contributo della Eye Communication, con Alessandro Tommasi e Giuseppe Bevilacqua, anch'essi impegnati, come Arianna Augustoni, a titolo di volontariato, “perchè tutti quanti vogliamo portare un sorriso dietro alle sbarre”.
Nelle 24 pagine del magazine, giunto questo mese al suo terzo numero, si trovano suggerimenti interessanti, idee veloci e sfiziose da servire in tavola per ogni occasione. Non mancano ricette che appartengono alla cucina del Niger o delle Filippine, mentre il cous cous marocchino si confronta con quello tunisino.
“Ci sono tutti gli ingredienti per poter fare un salto di qualità culturale e sociale. Le persone che si cimentano, dimostrano competenze e sapienze insospettabili e sono in grado di fare una cucina diversa nella sua povertà, ma non nel suo gusto e grado di elaborazione –ha ribadito il Provveditore regionale Pietro Buffa-. Il desiderio è quello di dare loro parola affinché propongano all’esterno il risultato del loro ingegno, dimostrando che stare in carcere non significa perdere o aver perso le competenze che ognuno di noi possiede”.
Il Garante dei detenuti Carlo Lio, sottolineando l’importanza dei progetti di formazione in carcere, ha infine garantito pieno appoggio e sostegno all’iniziativa.