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Prato -Al Museo di Palazzo Pretorio si apre il sipario su "Le mani pensanti di Jacques Lipchitz", la performance teatrale della compagnia ''Binario di scambio''

Giovedì 30 maggio alle 19 e alle 20.30 la Compagnia Teatrale Universitaria “Binario di Scambio” dell’Università di Firenze porta in scena al terzo piano del museo lo spettacolo Le mani pensanti di Jacques Lipchitz. Posti limitati, prenotazione obbligatoria

printDi :: 28 maggio 2024 10:14
Museo di Palazzo Pretorio

Museo di Palazzo Pretorio

(AGR) PRATO, al Museo di Palazzo Pretorio si apre il sipario sul terzo e ultimo appuntamento con la trilogia La scena del Pretorio - La reinvenzione performativa (2014-2024), ideata e curata da Teresa Megale, storica del teatro e creatrice di eventi culturali. Giovedì 30 maggio, con due repliche, la Compagnia Teatrale Universitaria “Binario di Scambio” dell’Università di Firenze porta in scena al terzo piano del museo lo spettacolo Le mani pensanti di Jacques Lipchitz.

La performance fa parte degli eventi in programma per il decennale dalla riapertura del Museo di Palazzo Pretorio, istituzione che si pone nell’ottica di essere sempre più aperta e inclusiva, ripensando i suoi spazi architettonici e ridefinendo la percezione e fruizione del patrimonio artistico.

 
Dalla finestra che guarda il cielo di Prato all’ultimo piano del museo, le nuvole fanno da sfondo all’omaggio che “Binario di Scambio” dedica allo scultore Jacques Lipchitz (1891-1973), di cui la sala custodisce sculture di particolare pregio e significato. Con la drammaturgia e regia di Fabio Cocifoglia, interpretato da Fabio Cocifoglia, Paolo De Lillo ed Enza Tedesco, accompagnati dalle musiche di Livia Bausi (chitarra) e Alessio Grossini (violino), la rappresentazione teatrale è la prosecuzione di uno studio nato in occasione della mostra Jacques Lipchitz a Monaco, Firenze e Prato, ospitata nel 2015 dal Museo di Palazzo Pretorio; un viaggio creativo nella vita e nel lavoro dell’artista lituano, vissuto tra Francia e Italia, attraverso i temi più cari al suo operato.

La “sinfonia plastica” di Lipchitz si unisce a corpi, musica e parole, suggerendo inedite possibilità espressive delle sculture. Tema di fondo è la conquista della libertà, che per Lipchitz è afferrare l’inafferrabile «perché l’artista lavora con qualcosa di misterioso, di misconosciuto».

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