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"Mine-Haha", ovvero dell'educazione fisica delle fanciulle, progetto vincitore seconda edizione Premio Silvio D'Amico

Dal 31 ottobre al 3 novembre al Mattatoio debutta "Mine haha" di Marco Corsucci e Matilde Bernardi tratto dall'omonimo romanzo di Wedekind.In un parco, disseminato di case basse con rampicanti, centinaia di fanciulle vengono educate a sentire il proprio corpo ed a farne uno strumento di eccellenza

printDi :: 30 ottobre 2024 16:37
Mine Haha copertina foto da comunicato stampa

Mine Haha copertina foto da comunicato stampa

(AGR) Debutta il 31 ottobre alle ore 21.00 al Mattatoio (repliche 01.11, ore 21:00; 02.11 ore 18:00; 03.11 ore 16:00) Mine-Haha, ovvero dell’educazione fisica delle fanciulle di Marco Corsucci e Matilde Bernardi, progetto vincitore della seconda edizione del Premio Silvio d’Amico alla Regia realizzato dall’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico in collaborazione con Romaeuropa Festival.

Il lavoro si sviluppa dall’omonimo romanzo di Wedekind “Mine-Haha”, che viene presentato dal suo autore come un manoscritto che gli è stato consegnato da una sua vicina di stanza, l’ottantaquattrenne insegnante in pensione Helene Engel, la quale circa tre settimane prima si è suicidata gettandosi dalla finestra. “Mine-Haha, ovvero dell’educazione fisica delle fanciulle” è un diario di memorie fittizie di Helene Engel, “Hidalla” nel parco, e ripercorre, a distanza di anni dalle vicende narrate, la vita della donna dalla sua primissima infanzia fino all’adolescenza. 

 
In un grande parco, disseminato di case basse coperte di rampicanti, centinaia di fanciulle vengono educate a sentire il proprio corpo, a farne uno strumento di assoluta, armoniosa eccellenza. Il mondo esterno non ha alcun contatto diretto con questo parco, ma lo finanzia, in attesa di accogliere le fanciulle che vi sono ospitate Perché? Misterioso e trasparente come il suo titolo – un nome indiano di ragazza, Mine-Haha è il racconto più perfetto di Wedekind e insieme l’unica opera dove tutti i suoi fantasmi convulsi e invadenti sembrano essersi congiunti e trasformati in un cristallo dalla luce pacata e uniforme.

A partire dal testo e in dialogo con esso, il progetto di Marco Corsucci e Matilde Bernardi si sviluppa attorno alla formazione di un corpo femminile, mettendo l’accento su tutte quelle aree del testo in cui è particolarmente stretta la relazione tra sguardo, corpo ed educazione. La scena diventa, infatti, un dispositivo nel quale, come su un tavolo chirurgico, è sezionata e restituita l’immagine del corpo, le diverse fasi della sua crescita. In una dimensione espositiva, il corpo di chi è in scena, in sovraimpressione con quello di Hidalla, diventa il terreno su cui aprire un’indagine sull’identità e sull’atto del guardare per investigare i rapporti di potere che corrono tra chi guarda e chi viene guardato, attraverso la messa a tema del ruolo dello spettatore. Cosa ci rappresenta? E come ci auto-rappresentiamo? Cosa plasma la nostra identità, quale memoria del corpo ci rende ancora umani? Non a caso Marco Corsucci cita Roberto Calasso:  «Le fanciulle del parco non appartengono a una famiglia, men che mai a sé stesse. Come i bambini ‘esposti’ della mitologia, sono promesse a una missione: non però eroica, di esseri unici. Al contrario, la loro educazione le affinerà alla permutazione senza fine, all’intercambiabile, cioè all’equivalenza – alla grande pratica occidentale della sostituzione, del distacco, dell’arbitrio. Diventeranno esseri algebrici ed erotici» (Roberto Calasso, Déesses Entretenue). 

Crediti 

un progetto di Marco Corsucci e Matilde Bernardi
ideazione e regia: Marco Corsucci
con: Matilde Bernardi
spazio e luci: Flavio Pezzotti
suono: Federico Mezzana

Produzione Accademia Nazionale d’Arte drammatica Silvio d’Amico in collaborazione con Romaeuropa Festival – con il sostegno di TPE – Teatro Piemonte Europa

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