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ll tesoro del Landeszeughaus arriva in Italia

print05 aprile 2012 13:37
ll tesoro del Landeszeughaus arriva in Italia
(AGR) ( AGR )Arrivano in Italia, nei castelli trentini del Buonconsiglio e di Beseno, le meravigliose armature decorate da ricche incisioni, le lance che paiono arte contemporanea, i fucili con le impugnature scolpite, gli elmi che riproducono i musi degli animali più feroci della ricca collezione del Landeszeughaus, l’armeria di Graz, la più grande collezione di armi storiche del mondo conservata in un arsenale originale, mai modificato dal 1880.La mostra “I cavalieri dell’Imperatore. Duello e Guerra delle Armerie Rinascimentali”,proposta dai due castelli trentini dal 23 giugno al 18 novembre, farà rivivere l’affascinante mondo degli uomini d’arme che, vestiti d’acciaio, esibivano la loro audacia in battaglia e nei tornei. A Castel Baseno saranno protagoniste le armi e le strategie militari, al Castello di Buonconsiglio si respirerà la romantica atmosfera dei duelli, dell’amor cortese e delle virtù eroiche. Entrambe le esposizioni permetteranno di ammirare parte della ricchissima collezione del Landeszeughaus di Graz, un museo storico che conserva la più completa collezione mondiale di armi e armature da combattimento e da parata, 32.000 pezzi forgiati a mano da maestri fabbri rinascimentali. E che, magari, vale la pena scoprire di persona, a Graz.

Il Landeszeughaus di Graz non è solo la più grande collezione di armi storiche del mondo conservata in un arsenale originale. Il Landeszeughaus è, soprattutto, un museo dove la storia degli ultimi tormentati cinque secoli del precedente millennio è tangibile, concreta. Dove i lanzichenecchi diventano figure reali, con tanto di elmo e spada.Dove gli ussari escono dalla leggenda e vengono presentati per ciò che in realtà erano, mercenari espertissimi nell’arte della guerra, capaci di grandi innovazioni tecniche e tattiche. Dove si sgretola il mito dei turchi barbari e assetati di sangue e violenza. Nonostante i nemici da battere, per gli austriaci, fossero in primis proprio loro.

Il Landeszeughaus è un edificio barocco di pregio, datato 1645 e firmato dall’architetto ticinese Antonio Solario. Un edificio concreto, nato proprio come arsenale, dove le uniche concessioni al decor sono le statue di Marte e Minerva a lato del portone d’ingresso. Il resto è pura praticità: finestre ampie (con i vetri originali dell’epoca) per far filtrare la luce, un montacarichi per sollevare cannoni e mortai, soffitti mensolati per conservare alabarde, spade e fucili. Non è un caso che il Landeszeughaus, con le sue 32.000 armi, si trovi a Graz. Graz fu il baluardo contro le invasioni ottomane e dei ribelli ungheresi. Era proprio da Graz che si controllava l’ampio confine orientale di Stiria, Craina e Carinzia. La sede dell’amministrazione territoriale era proprio a fianco dell’arsenale: bastava un cenno e la corsa alle armi aveva inizio.

Nel Landeszeughaus alla fine del XVII secolo si conservavano 57.401 armi. Erano le armi delle corporazioni cittadine, del clero, dei nobili. Nascoste nel cuore della città e mantenute sempre efficienti da una schiera di 20 manutentori. Gli unici che, insieme al direttore del deposito, sapevano precisamente cosa si conservava nell’arsenale. Partendo dal primo piano si trovavano i cannoni, i falconetti, per distruggere le mura di difesa, e i mortai in bronzo, che facevano delle grandi esplosioni, per lanciare gli allarmi. Sempre al primo piano, quello che conserva gli oggetti più pesanti, si possono ammirare gli archibugi,che sparavano anche a 1300 metri di distanza, e i fucili a pietra focaia, con la comoda accensione automatica della polvere fine, del 1610, tutti decorati e spesso personalizzati. Perché anche sul campo di battaglia bisognava sfoggiare un certo stile. Dopo essersi immersi nella storia delle armi da fuoco si sale al secondo piano per scoprire armature, corazze e pistole. L’oggetto più innovativo è senza dubbio la maglia di ferro utilizzata dagli ussari. Costruita in sei mesi di lavoro, dopo aver forgiato e saldato tra loro circa 25.000 anellini di metallo, sostituiva in modo egregio le pesanti armature. Almeno fino al trionfo delle armi da fuoco. Quello che stupiscono però sono gli elmi. Crestati, per far sembrare chi li indossava più alti, ma anche ispirati ai musi di animali. Per apparire furbi come gatti, saggi come tartarughe o valorosi come le aquile. Le armature poi, sembrano vere opere d’arte. Quelle più eleganti, conservate al terzo piano, sono incise, con la tecnica dell’acquaforte, con scene religiose. La più bella in assoluto, firmata dalla star degli armaioli del XVI secolo, Michael Witz il Giovane, è una vera e propria scultura, con tanto di grifoni sulle spalle e sulle ginocchia. Ovviamente non serviva per andare in battaglia,ma per sfilare in parata. Sempre al terzo piano sono conservate le armature da torneo, plissettate e decorate con suggestive scanalature per i cavalieri e ricche di pannelli mobili, tanto da sembrare quasi un’opera di pura ingegneria, per i cavalli. Infine le armi bianche, al quarto piano: lance, alabarde, picche, stelle di mattina ma anche falci e martelli. Perché anche i contadini, mandati alla guerra dai loro padroni, dovevano difendersi in qualche modo.

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