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Roma, Commissariato Appio, commemorato 45° anniversario della morte del Maresciallo Taverna assassinato dalla Brigate Rosse

Il Maresciallo Taverna, all’età di 58 anni, nel periodo in cui prestava servizio nella squadra di PG del commissariato Appio, venne ucciso nei pressi della sua abitazione da un gruppo di terroristi, mentre si accingeva a recarsi in ufficio.

printDi :: 27 novembre 2024 14:43
Roma commemorazione 45° anniversario morte Maresciallo Taverna

Roma commemorazione 45° anniversario morte Maresciallo Taverna

(AGR) Questa mattina, all’interno del Commissariato di P.S. “Appio Nuovo”, il Questore di Roma Dr. Roberto Massucci ha deposto una corona di alloro a nome del Capo della Polizia - Direttore Generale della Pubblica Sicurezza - Prefetto Vittorio Pisani, sulla lapide che ricorda il sacrificio del Maresciallo di Pubblica Sicurezza del disciolto Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza Domenico Taverna, assassinato nel 1979 da un commando del gruppo eversivo “Brigate Rosse”.

Il Maresciallo Taverna, all’età di 58 anni, nel periodo in cui prestava servizio nella squadra di PG del commissariato Appio, venne ucciso nei pressi della sua abitazione da un gruppo di terroristi, mentre si accingeva a recarsi in ufficio.  Le indagini, svolte dalla Digos romana, consentirono, nel 1982, di individuare i responsabili appartenenti alla cosiddetta “Colonna XXVIII marzo”, che vennero arrestati e condannati all’ergastolo. Nel 2004, l’allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, consegnò alla vedova del Maresciallo Taverna la medaglia d’oro alla memoria e al valore civile.

 
Il Questore Massucci, nel suo intervento, ha sottolineato il valore della presenza – in una giornata di ricordo, di colleghi e servitori dello Stato in uniforme: “quello del nostro maresciallo Domenico Taverna è monito d’esempio per tutti quanti noi oggi, soprattutto per i tanti giovani che stanno entrando in polizia. Vuol dire che un esempio nella sua drammaticità – come quello di Domenico – non è caduto nel vuoto perché oggi noi siamo quello che siamo grazie a lui e grazie a tutti coloro che non esitano mai ad assumere il rischio dell’essere in una funzione di aiuto e di supporto al corretto vivere civile.  Spetta a noi, però, dare un senso ad una cosa che non ha senso. Il senso è quello che noi possiamo fare tutti i giorni. Questo deve essere il nostro grande monito”.

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