Roma, "Il restauro della Biodiversità", tecnologie e procedure
Per restaurare la biodiversità, a partire dalle praterie marine sino alle foreste urbane bisogna ristabilire le relazioni e gli equilibri tra gli organismi viventi grazie a solide conoscenze scientifiche. Si tratta di veri e propri modelli replicabili in tutto il Mediterraneo.


immagine rappresentativa_NBFC
(AGR) Domani, martedì 18 marzo, si terrà all’Orto Botanico dell’Università Sapienza di Roma il workshop Pace con la Natura: istituzioni a confronto promosso dal National Biodiversity Future Center (NBFC), dal MASE (Ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica) e dall’ ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale).
Nell’ambito dell’incontro NBFC, il primo centro di ricerca nazionale dedicato alla biodiversità finanziato dal PNRR – Next Generation EU, presenterà il Report sul Restauro della Biodiversità, dedicato alle tecnologie e procedure da seguire per restaurare la biodiversità a partire dalle praterie marine sino alle foreste urbane per ristabilire le relazioni e gli equilibri tra gli organismi viventi grazie a solide conoscenze scientifiche e test condotti direttamente sul nostro territorio. Si tratta di veri e propri modelli replicabili in tutto il Mediterraneo.
Il regolamento sul ripristino della natura (la Nature Restoration Law), approvato definitivamente dalla Comunità Europea lo scorso 17 giugno, si propone non solo di tutelare la natura ma restaurare gli ecosistemi degradati. Si stima che in Italia vi siano circa 85 differenti tipologie di ecosistemi e quasi 60 di queste non godono di buona salute. Per questa ragione è fondamentale sviluppare azioni di ripristino e restauro.
Ristabilire la funzionalità degli ecosistemi significa avere benefici diretti come l’incremento della capacità di catturare e stoccare il carbonio, abbattere l’inquinamento e prevenire l’impatto delle catastrofi naturali.
L'ambizioso traguardo è quello di ripristinare almeno il 30% delle aree terrestri e marine non in buono stato di salute entro il 2030 e di recuperare tutti gli ecosistemi degradati entro il 2050.
NBFC si propone come attore scientifico e tecnologico nel supportare l’Italia per il raggiungimento degli obiettivi della Nature Restoration Law, con azioni di supporto nella pianificazione degli interventi di monitoraggio e gestione dell’area. Tra gli strumenti di maggiore valore vi è il catalogo delle Nature Based Solutions ovvero soluzioni ispirate alla natura, efficaci per riqualificare aree soggette ad alterazioni ambientali e antropiche. Soluzioni che vanno da aiuole verdi ad aree umide urbane, da interventi di connessione ecologica a riqualificazioni di aree marine a diverso grado di profondità.
Il report fornisce una panoramica tecnico-scientifica delle principali metodologie necessarie per lo sviluppo di progetti di restauro ecologico. Si tratta di soluzioni che possono essere replicate da altri ricercatori, da enti e istituzioni ma anche da soggetti privati come aziende, fondazioni ed enti territoriali. NBFC ha avviato molte azioni sperimentali finalizzate a riportare un ecosistema degradato a una condizione ottimale, garantendo interventi efficaci e sostenibili nel tempo. Nei casi in cui l’area avesse subito oltre all’alterazione della biodiversità anche la perdita di habitat, è stato individuato un modello di ecosistema compatibile con le caratteristiche ambientali dell’area da riqualificare.
Il report riporta alcuni esempi e progettualità complesse che richiedono analisi più approfondite. Per questa ragione i ricercatori del centro hanno sviluppato un modello validato composto da 5 fasi: valutazione, pianificazione e design, implementazione, monitoraggio e valutazione, gestione e manutenzione post-implementazione. Per aiutare gli interlocutori a concretizzare progetti di restauro sono state redatte schede operative ed esemplificative per aree marine, terrestri e ambienti urbani.
Nel report, NBFC racconta i 10 interventi più significativi. Tra questi il restauro degli ecosistemi terrestri e delle aree umide svolto a Verruca da Montemagno (Toscana), un’area soggetta a ripetuti incendi con gravi alterazioni ecosistemiche. Sono state condotte analisi per valutare lo stato di salute del suolo e indentificare le specie vegetali più resilienti e adatte al ripristino. Per gli ecosistemi marini, si segnala il progetto di reinserimento dell’ostrica piatta nella laguna di Nora (Calabria), oggetto di degrado e di predazione da parte di specie infestanti come il granchio blu. Ci sono poi gli interventi sulla Posidonia in diversi siti italiani. E ancora, per quanto riguarda gli ecosistemi urbani sono stati realizzati interventi di restauro delle praterie erbacee per rafforzare la presenza di impollinatori in siti agricoli abbandonati nella provincia di Milano e in aree ad alta diversità ecologica come il Parco Nord di Milano e l’Orto Botanico di Torino.
Per quanto riguarda le aree protette e i parchi, il Centro ha promosso un bando importante per stimolare progetti volti al monitoraggio, alla conservazione e anche al restauro della biodiversità. Ricercatori di NBFC e personale dei parchi hanno lavorato insieme per potenziare gli interventi necessari per la biodiversità. Il report descrive quindi le attività di 7 aree protette terrestri (Parco delle Madonie, Unione Montana dei Comuni del Mugello, Riserva Naturale Torbiere del Sebino, Piani di Spagna e lago di Mezzola, Parco Nazionale dello Stelvio, Riserva Naturale Regionale Laghi Lungo e Ripasottile) e 1 area marina (Area Marina Protetta delle Cinque Terre).
Questo è solo uno degli esempi dei molti bandi che prevedono anche il coinvolgimento di enti e imprese, con l’obiettivo di favorire l’occupazione giovanile. Da sempre NBFC si impegna concretamente nella formazione di giovani ricercatori e ricercatrici.
Dei 2500 scienziati e scienziate che ne fanno parte, ben 800 sono giovani. Rientra nella missione più generale del Centro Nazionale della Biodiversità la valorizzazione del talento dei giovani nella ricerca scientifica offrendo loro concrete occasioni di lavoro nel nostro Paese.
Il report fornisce le fondamenta scientifiche per una collaborazione interistituzionale e sottolinea l’importanza della partecipazione attiva dei cittadini e di tutti i portatori di interesse territoriali. Il coinvolgimento e la partecipazione attiva della comunità sono essenziali sia nella fase di progettazione e realizzazione degli interventi di restauro, sia nel monitoraggio continuo e nella gestione delle aree. Per garantire la sostenibilità delle azioni di restauro nel tempo, è fondamentale una conoscenza diretta dei luoghi e delle specie. Tra le strategie di coinvolgimento promosse da NBFC ci sono: iniziative di volontariato ambientale che comprendono attività di piantumazioni, pulizia e cura delle aree naturali; collaborazioni con istituzioni e ONG; raccolta fondi attraverso iniziative locali o crowdfunding; progetti di citizen science (scienza partecipativa). Grazie ad App di monitoraggio, i cittadini possono raccogliere informazioni utili sullo stato delle specie, la qualità dell’acqua e del suolo e segnalare cambiamenti e anomalie. Un esempio è SharkApp, sviluppata dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn (SZN), che permette di segnalare la presenza di squali nei mari italiani e di informare i cittadini e gli stakeholder.
Attraverso il loro impegno, i cittadini sono protagonisti nel creare una società ecologicamente responsabile in grado di fronteggiare le sfide ambientali del futuro. Il ruolo attivo della comunità non solo rafforza la tutela della biodiversità, ma genera anche significativi benefici sociali e sanitari. La creazione di spazi verdi accessibili e il coinvolgimento della popolazione favoriscono il benessere collettivo, migliorando la qualità della vita nelle aree urbane e rurali.
Il National Biodiversity Future Center contribuisce a generare la cultura della natura, rendendo la conoscenza della biodiversità accessibile a tutti, attraverso diversi linguaggi e in vari contesti, partendo dalle scuole. Tra le principali iniziative di sensibilizzazione anche libri, mostre, contest di fotografia. Tra queste la grande mostra Elogio della diversità. Viaggio negli ecosistemi italiani a Palazzo delle Esposizioni, dedicata al tema biodiversità-salute unica (One Health) oppure la mostra fotografica Il paese della biodiversità. Il patrimonio naturale italiano del National Geographic nella sede romana del CNR. Per i piccoli lettori e lettrici sono stati realizzati i libri illustrati Api e fiori: coltiviamo la bellezza difendendo la biodiversità e La biodiversità spiegata alle bambine e ai bambini - un viaggio alla scoperta del nostro pianeta. Per i più giovani è stato prodotto l’albo a fumetti The Biodiversity Issue integrato con approfondimenti scientifici e una storia su Topolino. Dal connubio musica e scienza sono nati gli spettacoli Allegro Bestiale, un viaggio con la Banda Osiris e Telmo Pievani, nel passato, presente e futuro del nostro paese alla scoperta del ricchissimo patrimonio ambientale e Nomadic – canto per la biodiversità, sempre con Pievani, che esplora le rotte migratorie umane e animali invitando a superare le barriere mentali e fisiche che sono state erette. Il Centro ha inoltre lanciato il primo concorso nazionale di fotografia scientifica e naturalistica, il Vallisneri Photo Contest. Una vera e propria call to action per sensibilizzare l’opinione pubblica aumentando la consapevolezza di quanto sia importante proteggere la terra. Non ultimo per importanza, il grandioso progetto di digitalizzazione di milioni di campioni vegetali italiani, a partire dagli oltre 2 milioni conservati all’Erbario Centrale Italiano di Firenze, che saranno così resi accessibili a tutti e in qualunque parte del mondo, contribuendo anche allo studio dei cambiamenti climatici.